GIOCARE A SCACCHI CON LA MORTE. CRONACHE DELLA SPERANZA
CAPITOLO UNDICESIMO: LA MOSSA DELLA REGINA
Sì, i Bianchi lo avrebbero compreso sempre più: il rischio può essere fecondo.
Piccole e grandi ferite erano a lungo rimaste aperte, a causa del terremoto, sull'antico e possente corpo dell'Istituto. Ma il dolore più grande era il male inferto al corpo della Regina, la Chiesa. Bella, ma affaticata, riposava lontana dagli occhi del suo amato popolo, che si riuniva a celebrare in teatro. Popolo fortunato, ad avere almeno un posto dove riunirsi per la Santa Messa, senza dubbio.
Ma si sa, in una partita a scacchi, la Regina è fondamentale.
In mezzo al Cortile le statue di Giuseppe, di Maria e del Bambino; quella di don Bosco e di Domenico Savio; quella del Buon Pastore; e soprattutto Lei, la Regina che tutto copre con lo sguardo che scende dal terrazzo più alto, tutti erano in attesa di riaprire la Chiesa.
Dopo due lunghi anni, alla fine, il grande giorno arrivò. Il popolo bianco era ricolmo di gioia. La Chiesa era bellissima: non solo sanata nei danni inflitti dal sisma del 2016, ma illuminata e restaurata, più bella che mai.
Molte parole si potrebbero spendere per descrivere quella giornata. Ma, come nelle migliori storie di guerre e di battaglie, i momenti più intensi non possono che essere espressi con poche parole, intense e ben scelte. Tutte le grandi imprese della storia ci sono arrivate in versi. Ed in versi che preferiamo riportare ciò che accadde.
Lasciamo la parola ad un anonimo personaggio e combattente di questa scacchiera: al tramonto di quel grande giorno, scrisse la sua poesia alla Regina, ma non si firmò. Lasciò il piccolo foglio ben piegato, sopra una panca della Chiesa e tornò a confondersi nel popolo Bianco. Forse per timidezza. Forse per proporsi, umilmente, come portavoce dei suoi. Come poter ricordare tutto, altrimenti? Lì dove non poté l'indescrivibile emozione che sopraffasse i più, poterono le sue parole.
Dolcissima Regina,
Antica e sempre nuova,
Sei apparsa oggi
Agli occhi nostri
Come una sposa.
Ben poco noi potemmo
Di fronte al bello emerso
Dalle piaghe risanate
Ben poco noi potemmo,
Se non piangere e cantare.
Sei tu il vero esercito
Del popolo in battaglia,
Tu il cuore di ogni slancio,
La cura dogni mossa
La lama di ogni lancia.
Quest'oggi ci ha raccolti,
Noi esultanti e trepidanti,
Nel tuo grembo rinnovato
Per l'incontro a Te più caro:
Tutti i figli in un sol Figlio.
O dolcissima Regina,
Solo oggi abbiam compreso
Che Tu mai c'hai abbandonato
Che intercedi in ogni mossa
Che gioisce in Te la Mano.
Ora siamo Chiesa vera
Un esercito splendente
Sotto il sol d'ogni mattina,
Perché mai meno verrà il tuo aiuto,
O Dolcissima Regina.
Se non lo avete ancora fatto, leggete il decimo capitolo della nostra storia.