GIOCARE A SCACCHI CON LA MORTE. Cronache della Speranza
CAPITOLO QUARTO: IL DISCORSO DEL RE
Tutti, dai Pedoni agli Alfieri, dai Cavalli alle Torri si affaccendavano intorno alla nuova base, ridefinendo gli spazi, creando nuovi luoghi dove progettare insieme le prossime mosse, ripulendo e lucidando le armi. Lesercito dei Bianchi iniziava a risplendere sotto al sole del campo di battaglia con la sua nuova armatura, lucente e pi comoda ed accogliente del previsto. Il Re e la Regina gioirono nel vedere il popolo bianco riunito in ununica dimora. E nel contempo riflettevano: vivere nella stessa Casa avrebbe reso tutti un popolo unito? Un cuor solo e unanima sola? In fondo, senza questa Comunione non ci sarebbe stata nessuna novit e agli entusiasmi iniziali sarebbero succedute delusioni dolorose.
Molta energia era stata spesa per radunare i pezzi sparsi e frammentati, nel ragionare con loro, abituati a correre dentro lo stesso recinto senza seguire lo stesso percorso. Tanto tempo era occorso per radunare i molti uomini e le molte donne animati dalla stessa appartenenza a Don Bosco, ma incapaci di trovare per loro stessi un nome solo, uno spazio condiviso, un volto unico. Quel volto, il volto del Salvatore, nel nome del quale lintera battaglia si stava combattendo sotto i sigilli di Don Bosco, era l, ma per molti ancora sfocato, a tratti invisibile.
Il cuore di ogni componente dellesercito era spinto dallimpeto legato alla ricerca di una rinascita, ma era forse ancora troppo vago. Soprattutto i pi giovani, avevano bisogno di sentirsi dire apertamente la ragione profonda di ci che stava accadendo. Insieme si pi forti, vero. Ma ogni buon padre ed ogni madre saggia sanno che, per essere una famiglia, non basta costruire una casa per i propri figli e dar loro da mangiare. La seconda mossa non avrebbe previsto una strategia di attacco al nemico, ma una ristrutturazione delle fondamenta dellesercito: le Anime.
La nuova Casa si era ripopolata grazie alla migrazione di molti giovani, intervenuti anche in seguito alla nuova schiacciante vittoria contro la M! dellEstate Ragazzi 2015 il vero emblema della rinascita. I giovani sono sempre il bottino pi bello delle nostre battaglie, le anime il frutto del commercio salesiano.
I giovani pi attivi, il Clan e i ragazzi della Compagnia del Triennio degli Amici di Domenico Savio, gli animatori ed i capi, i Cooperatori, gli anziani, le famiglie che avevano deciso di coinvolgersi chiedevano, inconsapevolmente, di saziare una sete profonda, di curare una piaga inferta dalle armi nemiche e lasciata troppo tempo aperta: le relazioni. Fu cos che il Re, attingendo la forza dalla sua Regina e affidandosi alla Mano, si rivolse allesercito dei Bianchi.
Popolo dei Bianchi, grande stato il vostro coraggio nel migrare in questa nuova Casa, che, in realt, sempre stata nostra. Eppure, come tante volte avete sentito dire, Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nellavere occhi nuovi. Per questo vi chiedo non solo di godere della possibilit di stare vicini in questo nuovo territorio, ma di abitare questa nuova situazione con tutto il cuore, imparando a condividere non solo lo spazio comune, ma la vostra stessa Vita. Vedete, la nostra Regina ospita il ritratto di una Madre con un grande manto, capace di accogliere chiunque si rivolga a Lei per sfuggire al nemico, soprattutto i giovani a cui la Vita ha chiesto di vivere questa battaglia. Il mio sogno che sotto la corazza che con tanta fatica abbiamo conquistato, batta, allunisono, un cuore solo. Che i Pedoni vivano insieme ai saggi Alfieri, che le Torri diano ricovero e guidino i Cavalli, che tutti, insieme a me e alla Regina, possiate radunarvi intorno al banchetto Eucaristico che la Mano ci prepara. La M! sa bene quanto sia facile infiltrarsi tra chi disunito. Condividiamo la bellezza che abbiamo conquistato e non ci sar nessun nemico di cui dovremo aver paura!.
Ben presto, lOratorio Centro-Giovanile divenne per molti una Casa. I giovani, ciascuno nel proprio gruppo di appartenenza, iniziarono a sperimentare una vita settimanale condivisa, mangiando con la comunit salesiana, dormendo nello stesso luogo dove si addestravano a combattere il nemico e a fortificarsi, a riunirsi nella piccola cappellina, per pregare e fermarsi davanti al Salvatore che aveva per loro una promessa di felicit. Le prime convivenze dei giovani dei gruppi apostolici erano iniziate, timidamente: le camere del terzo piano erano state preparate con un duro lavoro di sistemazione e ben presto avrebbero ospitato, in maniera frequente, i giovani del Clan, della neonata Compagnia del Savio e moltissimi altri giovani. Anche coloro che alla Casa si sarebbero avvicinati tramite lesperienza delle CondiVivenze. Era, questa, un esperienza ereditata nel marzo del 2016 dai sacerdoti della diocesi di Macerata: classi di ragazzi desiderosi di sperimentare la vita comune al di fuori dellaula scolastica e nella gratuit del servizio,venivano accolte dai giovani e dagli adulti della Casa Salesiana.
La convivialit dei pranzi domenicali diventava sorgente di comunione pi intensa e pi ampia.
Una coppia di sposi si era stabilita in Casa, per poter dar vita alla loro famiglia ed essere, per i giovani e non solo, un esempio di amore coniugale al servizio e in comunione con la pi grande famiglia che si stava formando in Oratorio.
Vivere insieme, prima di tutto.
Alcuni fra i giovani oratoriani avevano iniziato a coltivare il desiderio di poter fare di quelle brevi ed intense esperienze settimanali, uno stile di vita. Si stava delineando un nuovo battaglione nellesercito dei giovani Bianchi: per loro la Casa divenne CASA a tutti gli effetti, sullesempio di quel grande condottiero di anime, don Bosco, a cui la Mano offr, dopo tanta ricerca, la tettoia Pinardi come rifugio e dimora dei suoi giovani: Casa Pinardi divenne licona del vino nuovo negli otri nuovi di cui parla il Vangelo.
Povera M!, altri attacchi non previsti. Si manifestavano insoliti e, per Lei, dolorosi. Dopo il nuovo schieramento, la conquista del centro e lo spostamento dei Bianchi alla sorgente della loro identit, queste dinamiche salvifiche di famiglia infliggevano delle profonde ferite che, come frecce scagliate con precisione, miravano al suo punto debole, silenziosamente ed inesorabilmente.
Per molti passanti e per il pubblico meno attento a questa strana battaglia, lIstituto rimaneva ancora il grande ed oneroso fantasma di una sconfitta passata. Era, invece, una Casa e, al suo interno, i membri della famiglia si riunivano sotto il manto regale della coppia Giuseppe e Maria, riconoscendosi dopo tante faticose battaglie, non solo come alleati, ma come fratelli.
L'audio-racconto
Le testimonianze- Prima parte
Le testimonianze- Seconda parte
Le testimonianze- Terza parte
L'intervista
Se non lo avete ancora fatto, leggete il terzo capitolodella nostra storia