Esiste ancora lo spirito del dono?
Con la prima fioca lucina sulla corona dell’Avvento, tutti hanno iniziato a fare il count-down per quanti giorni manchino al Natale e, ovviamente, comincia a risentirsi quella sfilza di domande che da decenni precedono il 25 dicembre: “Quando compriamo l’albero?”, “Cosa compriamo per addobbare la casa?”, “A chi compriamo i regali?”.
Io compro, tu vendi, egli acquista, tutti spendono… Sembra che il Natale si sia ormai ridotto ad uno scontrino.
In effetti anche questa potrebbe sembrare una frase fatta, una denuncia al consumismo che nasce quasi per inerzia, un conformarsi nell’anticonformismo. Ma il problema c’è, senza dubbio, e non possiamo restare indifferenti.
Un esempio che ci tocca da vicino. Chiamati dalla Pro Loco Macerata, noi giovani della Compagnia Domenico Savio, calzati i costumi di Babbo Natale e dei suoi fedeli destrieri, ci siamo aggirati tra Piazza della Libertà e Piazza Vittorio Veneto, distribuendo caramelle e gadget vari, accompagnati dalle classiche melodie di questa festività, suonate da un’abilissima banda musicale.
I bambini, a parte un primo momento di perplessità, dovuto alla barba dei babbi o alle corna delle renne, hanno accettato di buon grado palloncini e dolciumi.
A preoccupare sono stati gli adulti. Sebbene non siano stati la maggioranza, non pochi ci hanno schivati abbassando lo sguardo; altri mettevano subito le mani ai portafogli e rimanevano stupiti quando li fermavamo dicendo che non volevamo nulla.
Esiste ancora lo spirito di gratuità, o tutto si è ridotto a un “do ut des” (do perché tu dia) ? Dove è finita la voglia di fare, con la pretesa di ricevere niente più che un sorriso? Sappiamo ancora guardare il mondo con gli occhi dei più piccoli, cogliendo con stupore il vero senso del Natale?