La storia della casa infestata può sembrare una semplice curiosità, ma in realtà ci dice qualcosa sul nostro modo di vedere il mondo. Il suo successo affonda le proprie radici nel modo di rapportarci con la realtà che avevamo da bambini, quando la nostra mente ancora non era “sporca” di cultura.
Nel Novecento lo psicologo francese Jean Piaget condusse una serie di studi sul linguaggio e sul pensiero dei bambini. Dalle interviste che fece loro emerse che i bambini non hanno una visione della realtà meccanicistica, come, almeno in una certa misura, è quella adulta, ma piuttosto animistica.
Prendiamo ad esempio questa intervista a Wirt, un bambino di otto anni e quattro mesi, tratta dal libro La représentation du monde chez l'enfant (le risposte del bambino sono riportate in corsivo):
Il fuoco sentirebbe dolore se qualcuno lo pungesse? – Sì – Perché? - Perché è vivo – Perché è vivo? – Perché si muove – Una nuvola sentirebbe dolore se qualcuno la pungesse? – Sì – Perché? – Perché è viva, infatti sta ferma in aria e si muove quando c’è vento
Oppure questa intervista a Vern, un bambino di sei anni a cui è stato chiesto perché le barche galleggiano e le pietre no:
Una barca è più intelligente di una pietra – Che significa “è intelligente”? – Non fa cose che non dovrebbe fare – E il tavolo è intelligente? – E’ tagliato (= è fatto di legno che è stato tagliato) non può parlare, non può dire nulla – E il sole è intelligente? – Sì, perché vuole scaldare le cose – […] – E le nuvole sono intelligenti? – No, perché combattono il sole – E la luna è intelligente? – Sì, perché di notte brilla. Illumina le vie e credo anche i cacciatori nella foresta
Se il linguaggio usato non sembra molto infantile è solo perché il testo è passato attraverso due traduzioni. Ma soffermiamoci sul contenuto delle risposte. Gli studi di Piaget mostrano che i bambini non hanno una distinzione chiara tra materia animata e inanimata: vivono in un mondo in cui ogni cosa (tranne gli oggetti chiaramente artificiali) vive di vita propria, in cui tutto contribuisce a un’armonia universale operando per il bene secondo la propria volontà.
Questa visione del mondo non viene mai abbandonata del tutto. Che ci crediate o no, nell’intervista a Vern è contenuta in nuce la teoria aristotelica del moto, che è stata in voga tra gli scienziati per svariati secoli.
Per questo sostengo che la casa sia molto di più che un luogo fisico. Non lo è nei racconti horror, nei quali è in qualche modo “viva”, e non lo è nella nostra mente, in cui i ricordi e le impressioni si accavallano e ogni singola esperienza che abbiamo vissuto contribuisce a dare alla casa, a ciascuna stanza e a ciascun oggetto un carattere proprio. Che ci accompagnino o ci perseguitino, le nostre origini non ci abbandonano.