Inizierò partendo da lontano.
Quello della casa infestata è un tòpos letterario presente nell'immaginario collettivo da quasi trecento anni. Le sue origini sono contemporanee a quelle del romanzo gotico. Il capostipite di questo genere, Il Castello di Otranto (foto di copertina) di Horace Walpole era ambientato proprio in un lugubre castello di un signore feudale pugliese, in cui iniziano ad avvenire strani eventi soprannaturali.
La persistenza di questo tòpos nella letteratura ha del sorprendente. Le sue repliche e rivisitazioni sono innumerevoli. Nel Settecento si aggiunge a Walpole la scrittrice inglese Ann Radcliffe, che ambienta i propri romanzi in castelli della Francia Meridionale. Nell'Ottocento l'avanguardia del genere gotico è costituita da Edgar Allan Poe che nella Caduta delle casa Usher descrive la vecchia residenza dell'omonima famiglia ormai condannata a estinguersi come se fosse un organismo vivo in simbiosi con i propri residenti.
Non mancano tratti gotici in romanzi di altro genere come Jane Eyre, di Charlotte Brontë, in cui la protagonista sente delle urla laceranti provenire dall'ultimo piano della casa del signor Rochester, o nel Giro di vite di Henry James, in cui non è chiaro se i fantasmi che vede la governante siano reali o frutto della sua fantasia (segno che il genere va progressivamente psicologizzandosi).
Nel Novecento le atmosfere si fanno ancora più inesplicabili. I due fratelli/coniugi della Casa Occupata di Julio Cortàzar non si chiedono chi sono i loro misteriosi coinquilini né tentano di fuggire o chiedere aiuto, esattamente come in un incubo. Noi lettori non sapremo nulla su ciò che è accaduto se non che "la casa è stata occupata". In America, di Kafka, Karl Rossmann vaga di notte per la buia e gelida residenza newyorkese del signor Pollunder perdendosi nei suoi corridoi labirintici.
Anche il cinema abbonda di case infestate. I tre film di Roman Polanski L'Inquilino del terzo piano, Repulsione, e il più famoso Rosemary's Baby sono ambientati in appartamenti claustrofobici. La casa della zia Ruth in Mulholland Drive, di David Lynch, è accogliente, ma silenziosa e in penombra, e i corridoi formano angoli molto stretti, verso i quali la telecamera si muove con lenta diffidenza.
Il successo della casa infestata risiede nella sua semplicità. La casa è per definizione un luogo caldo e accogliente, in cui è possibile essere sé stessi senza alcun timore. Questa caratterizzazione è così radicata nella nostra mente che le abitazioni dei film horror e dei romanzi gotici, in cui è necessario guardarsi costantemente le spalle, creano un senso di inquietudine e disagio che, a quanto pare, è condiviso da diverse generazioni di lettori. Ritengo che ciò sia una testimonianza del fatto che la casa sia molto di più che un semplice luogo fisico.