Da circa un anno e mezzo vivo in un collegio universitario e, in questo lasso di tempo, ho imparato a distinguere pregi e difetti di questa sistemazione.
Iniziamo con una piccola nota sociologica: mentre in un oratorio si incontrano persone di tutte le estrazioni sociali e con formazioni molto diverse, in un collegio universitario gli inquilini sono tendenzialmente benestanti e con un livello culturale medio-alto. Questi fattori, uniti alle camere singole, alla mancanza di un obbligo di frequenza per gran parte dei corsi universitari e allo studio intenso, possono rendere difficoltoso stringere amicizie con gli altri collegiali alcuni dei quali, non per eccessiva competitività, ma per un forte individualismo, tendono a isolarsi.
L’apparente omogeneità di un collegio universitario svanisce quando lo di analizza dal punto di vista politico-religioso. In un collegio convivono a poche camere di distanza studenti di destra e studenti di sinistra, cattolici preconciliari e atei militanti. Inutile sottolineare il forte contrasto con un oratorio in cui tutti quanti, nonostante i contrasti sulle cose piccole, concordano su quelle grandi e condividono il loro obiettivo ultimo.
Da quanto detto fino a ora, tutte le circostanze sembrano concorrere a rendere i collegi universitari dei non-luoghi, in cui l’omologazione e l’individualismo della nostra società mostrano il loro lato peggiore. Di fatto, la situazione è molto diversa e (con le dovute eccezioni) c’è un forte senso di comunità e di intimità che nasce grazie alla vicinanza fisica e alla condivisione di interessi e che, se coltivato, può creare legami molto forti.
Questi legami non sono superficiali e si esplicitano sia in una serie di piccoli gesti gratuiti e spontanei, come l’aiutarsi a vicenda prima di un esame, sia nel sostenersi l’un l’altro per le lunghe sessioni d’esame quando ci si sente vicini al crollo.
Incontrare persone con vedute differenti dalle proprie e tenerci conversazioni impegnative aiuta ad affinare le proprie opinioni e mettere in dubbio ciò che si dava per scontato. Così, l’apparente distanza tra gli inquilini va a vantaggio di tutti. Ciascuno mette a disposizione della comunità le proprie conoscenze in qualunque campo, organizzando iniziative che vanno da corsi di bridge a concerti.