Di questi tempi, qualsiasi cosa si dica riguardo a certi temi, scatta la rissa verbale. Amore, matrimonio, famiglia, genitori e figli.
Sembra si debba prendere posizione necessariamente o da una parte o dall'altra. Pro o contro qualcun altro. Destra o sinistra. Progressista o conservatore. Tollerante o intransigente. Io non vorrei partecipare alla lotta. Preferirei tanto andare alla radice delle questioni. Indagherò quindi circa il profondo legame che questi temi hanno con la dignità della persona, con la solidità dei legami e con la robustezza della società. Credo che sia il bisogno di chiarezza, in fondo, ad alimentare le vampe della polemica.
Mi concentro su ciò che è importante per tutti. Vado a cominciare.
La vita, fino a prova contraria, è sempre generata, cioè ha, prima di sé, altra vita. La vita appartiene orginariamente ad una vita precedente che la rende partecipe di un genere. Per questo non possiamo ancora rinunciare alle idee di genitore e di figlio. Ciascuno di noi infatti è stato generato. E non lo è stato in una situazione neutra, asettica e indeterminata. Piuttosto è stato generato in un determinato tempo, un determinato spazio e per scelte determinate di due persone. Ciascuno di noi è generato come figlio da due genitori.
Si viene al mondo per generazione. Siamo generati da due persone.
Questi due genitori ci inseriscono in un genere, appunto: il genere umano. Non lo hanno inventato loro. Essi sono stati, a loro volta, generati. Ciascuna persona è sicuramente l'unica persona ad essere se stessa (non ci sono altri che tengano il mio posto su questa terra); d'altro canto l'umanità non è esperibile unicamente in questa sola e precisa unicità. Il genere umano vive anche in altre persone che, a loro volta, hanno iniziato ad interpretarlo ricevendolo. Ricevere la vita in modo indipendente da noi fa parte della nostra vita.
L'umanità è vissuta in una persona ma è universale (riguarda tutti). E' un copione già scritto interpretato nella forma dell'originalità personale, unica e inimitabile.
Dunque io sono la concreta esperienza personale di un evento universale. In me vivono, nella stessa persona, l'unicità e l'universalità: un solo corpo è capace dell'originalità del volto e della universalità delle forme. Detta così è una cosa molto bella. Questa concretezza è talmente personale (cioè originale e singolare) che, da sola, diventa un corpo proprio, indipendente da quelli da cui è stato generato e, addirittura, li modifica. Due storie, due persone, due identità si riconoscono legati ad una terza che congloba lo spazio, il tempo e le scelte inizialmente separati. Due differenze diventano unità.
Essere generati permette di credere che le differenze donano la vita quando si legano in unità rimanendo differenze.
Su questi tre principi del discorso sono convinto che possiamo essere tutti d'accordo. Occorre che ciascuno ci rilfetta a lungo, è vero, ma alla fine dovremmo essere tutti d'accordo. Una sola persona è generata dall'unione di due altre persone e l'umanità di questa persona riguarda tutti, coinvolge tutti, interroga tutti e risponde a tutti. Questo potrebbe essere un punto di appoggio sicuro, certo, indiscutibile, laddove si consideri che "persona" sta, nel nostro caso, per "essere umano generato dalla scelta di due persone". La certezza di questa posizione risiede nel fatto che tutti noi siamo venuti al mondo così, siamo tutti persone generate.
A cosa serve questo punto di partenza sicuro? Cosa ci fa guadagnare?
Secondo me ci rende tutti fratelli. Qualsiasi persona può considerarsi legata a tutte le persone, per il semplice fatto che siamo tutti generati allo stesso modo. Questo non mi sembra poco. Prima di dividerci in base alle opinioni, ai partiti ideologici e alle convinzioni siamo uniti da un unico destino: quello di nascere generati. Possiamo volerci bene. Siamo fratelli. Certo, non significa che non litigheremo e che non possiamo farci anche del male. Ma in origine - e quindi in profondità - siamo legati dal bene di nascere tutti generati nello stesso modo.
Ogni altro presupposto, rispetto a questo, mi sente estraneo. Non parteciperò a lotte fratricide tra chi vuole far prevalere una posizione su un'altra. Non ho intenzioni politiche o giuridiche. Condividerò riflessioni che facciano bene a tutti. Desidero parlare a persone che si vogliono bene e lo scelgono. Studierò, naturalmente, la mia esperienza di vita, ci rifletterò dal mio punto di vista singolare e lo condividerò con le persone del genere umano a cui voglio bene e che mi vogliono bene.
Mi sembra una bella occasione di volersi bene. Grazie.
don Flaviano, Salesiano