Savio è il cognome di Domenico. Ma SAVIO è anche un aggettivo interessantissimo.
Dice don Bosco: "È proprio dell’età giovanile cambiare sovente proposito intorno a quello che si vuole. Del nostro Domenico non fu così". E per questo è Savio. Saggio, sapiente, "che possiede l'integrità del senno", giudizioso. Più ci giriamo intorno, più ci accorgiamo che il suo Cognome è precisamente il suo "destino": un giovane di una spiccata intelligenza spirituale, capace di essere fedele e obbediente al Signore, grazie al suo incontro con don Bosco.
Chi non conosce la storia di Domenico può guardare il sito sdb.org oppure santiebeati.it al giorno 9 Marzo. Qui proviamo a svolgere una breve meditazione per chi lo conosce già.
Come ha fatto Domenico a divenire sempre più e sempre meglio SAVIO? Come ha fatto a divenire sempre più e sempre meglio se stesso? Come ha fatto ha divenire sempre più e sempre meglio del Signore?
1) "In questa casa si fa commercio di anime, non di denaro. Spero che la mia anima faccia parte di questo commercio. E, se io sono una stoffa del Signore, serve un sarto che lavori questa stoffa". Con questi pensieri e sul legame con don Bosco il Savio poggia tutto il suo percorso di santità. Cosa distingue la sua anima dalla nostra? A me sembra di poter dire che il nemico più grande delle anime dei giovani siano la voglia di fare da sè, il desiderio di affidarsi al successo in questo mondo (che non fa commercio di anime automaticamente), la paura del prezzo da pagare per camminare verso la santità. Ho in mente i volti di molti giovani che al momento opportuno hanno svoltato nella direzione più comoda e hanno fatto di se stessi i sarti del proprio abito. Niente più abito per il Signore, niente più sarto come don Bosco, niente più coraggio di affrontare la morte piuttosto che i peccati. Ci sarebbero anche altre considerazioni. Per esemprio: per i giovani è difficile trovare dei don Bosco in giro, oppure nascere da famiglie solide come quella di Domenico. Mi sembra, però, che il SAVIO non abbia concentrato se stesso sulle mancanze degli altri quanto sul cammino della sua anima.
2) Domenico si preoccupa non solo della sua anima ma anche di quella di tutti i giovani intorno a lui. Chiedersi quale fine farò io, ma anche quale fine faranno tutti i miei coetanei, aiuta ciascun giovane a divenire sempre più profondo, sempre più saggio. Guardare il mondo con la propsettiva che riguarda non solo me stesso ma tutti i giovani, allarga il cuore, la mente, le braccia. Domenico inventa, coinvolge, sprona, corregge: è pieno di energia. E questo accade perché allarga il suo orizzonte. Non solo la sua anima ma un coro di anime. A noi, spesso, capita di ragionare solo per incoraggiare, difendere, promuovere noi stessi. E la nostra cultura ci fornisce infine possibilità: corsi, conferenze, master, seminari, libri, film e chi più ne ha più ne metta! Tutto per coltivare noi, il nostro futuro, i nostri bisogni. Comprensibile ma non SAVIO.
3) Domenico passa molto tempo con il Signore. Sa pregare, sa animare una Messa, sa ascoltare una predica, sa confrontarsi con la parola del Signore, sa porre domande al Signore, sa sacrificare se stesso per amore del Signore, sa vedere il Signore nella vita degli altri. Sa fare tutte queste cose perché cerca di imparare a farle. E si affida a don Bosco. Oggi molti giovani hanno mille cose da fare, tutte importanti - chi lo nega - ma nelle quali il Signore non trova posto. E quando si arriva a fine giornata il sonno e la stanchezza tolgono tempo a quello che questi stessi giovani vorrebbero dedicare al Signore. Sempre per ultimo il Signore: così non si va lontano, soprattutto sulla via del SAVIO.
La propria anima legata ad altre anime da frequentare insieme al Signore: DOMENICO il SAVIO, figlio di don BOSCO.