La scienza e Dio
Bentornati, come ricorderete nel primo di questa serie di articoli abbiamo parlato della parziale infondatezza dell’idea di scienza di Amir D. Aczel, mentre nel secondo dei veri limiti della stessa, ad essa intrinseci. Ora è arrivato il momento di parlare dei Neoatei, il cui prefisso -neo viene inserito da Aczel perché essi, a differenza delle generazioni precedenti di atei, ricorrono a prove scientifiche, non storico-letterarie o logiche. E' palesemente un riferimento al biologo Richard Dawkins e al fisico Stephen Hawking. Ma qual è la coerenza di un atteggiamento simile?
Innanzitutto, sfatiamo l’idea che eventuali contraddizioni tra passi biblici e leggi scientifiche (prima tra tutte, l'evoluzione) possano essere motivi di attacco alla religione cristiana. Infatti, come scrive Galileo Galilei nella lettera a Benedetto Castelli (1613), la Scrittura è stata rivelata da Dio a popoli rozzi e indisciplinati […] attribuendo sino all’istesso Dio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza. Non dobbiamo stupirci, perciò, se alcune conclusioni naturali della Bibbia siano lontane da quelle dell’esperienza, perché Dio si è dovuto “adattare” al livello intellettuale di quel popolo di nomadi pastori che erano gli Ebrei (non a caso nella Bibbia non si parla mai di meccanica quantistica o di relatività).
Perciò non si può pretendere che fatti scientifici possano provare l'inesistenza di Dio anche alla luce delle considerazioni di Immanuel Kant nella Critica della Ragion Pura (1781) è impossibile collegare eventi osservabili (fenomenici) a entità non osservabili (noumeniche o trans-fenomeniche).
Potremmo continuare per pagine e pagine a vagliare uno per uno le varie argomentazioni poste contro l’esistenza di Dio, ma conviene fermarci qui, dopo aver analizzato i più rappresentativi. Resta il fatto che chiunque proclami l’inesistenza di Dio ha il dovere di rispondere a diverse domande: che fine fa la morale? Che posto ha la spiritualità nell’esperienza umana? Cos’è che rende un bambino down superiore a un cane sano (se davvero lo è)? Solo un fatto resta certo: se ci si vuole avvicinare alla risposta sono necessarie tanta curiosità, tanto dubbio e molta capacità di mettersi in discussione.