Siamo abituati a pensare che la Fede sia l'azione vitale che inizia laddove finisce la Ragione. E siamo abituati a pensare che la Verità possa essere solo una scoperta della Scienza. Siamo abituati a pensare che la Fede è un'opinione e che la Scienza è indiscutibile. Siamo abituati a dare per scontate troppe cose che invece richiedono sicurezze più solide.
Il nostro coraggioso Giacomo si cimenta nel tentativo di andare oltre. Giacomo frequenta il 4° Superiore al Liceo Scientifico, è un appassionato "apprendista scienziato" e come tanti giovani cerca la via per approfondire la propria Fede. Vi consiglio di apprezzare la sua audace disponibilità a mettersi in gioco: a me fa sempre piacere fare due chiacchiere con lui. Lo ringrazio pubblicamente della sua profondità e della sua cortesia.
Occorrerebbe leggere http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/anche-la-scienza-puo-parlare-di-dio.aspx
Davvero la scienza può parlare di Dio?
Di cosa stiamo parlando?
"Senza uno straccio di evidenza dalla loro parte, dichiarano: «La scienza prova che non c’è nessun Dio! Rispondi!»"
"Perché la costante di struttura fine – che governa ogni interazione elettromagnetica nell’universo – è pari a circa 1/137? Nessuno ha mai avuto nemmeno una minima idea del perché abbia proprio quel valore"
Qualche tempo fa, leggendo il quotidiano L'Avvenire, mi sono imbattuto in un articolo sul rapporto tra Scienza e Fede del divulgatore scientifico israeliano Amir D. Aczel. Egli, attaccando i cosiddetti Neoatei, che portano argomentazioni scientifiche contro l'esistenza di Dio, tenta di dimostrare il contrario ponendo l'accento sui limiti delle attuali teorie. Ma partiamo dal principio: cos'è la Scienza?
La Scienza è la ricerca progressiva di un sapere oggettivo e in accordo con l'esperienza, che garantisca predittività dei fenomeni naturali. E' oggettiva perché coinvolge solo qualità degli oggetti che non cambiano al cambiare dell'osservatore (perciò niente gusti personali, opinioni o "è vero perché lo dice lui"). E' in accordo con l'esperienza perché tutte le leggi scientifiche devono derivare da esperimenti ed essere verificati tramite questi. Deve garantire predittività perché altrimenti non avrebbe alcuno scopo pratico. E, infine, è progressiva, perché le varie esperienze possono contraddirsi reciprocamente. Concentriamoci su quest'ultima caratteristica, che il nostro autore sembra ignorare.
Nell'anno 1900 il fisico teorico tedesco Max Planck, a seguito di alcuni esperimenti, fece l'ipotesi che la luce, fino ad allora ritenuta un particolare tipo di onda, fosse fatta da particelle, i fotoni, dando vita in questo modo alla meccanica quantistica. Tale ipotesi sarebbe stata confermata da numerose esperienze, pur riuscendo a convivere con quella precedente tramite determinati meccanismi. Ciò significa che tutti i fisici che fino ad allora avevano studiato la luce erano incompetenti e le loro teorie sbagliate? No, erano valide entro i limiti di approssimazione in cui potevano indagare. Così come la gravitazione di Newton non ha perduto la propria efficacia dopo la formulazione della Relatività Generale di Einstein nel 1915. E' per questo che il metodo della scienza è progressivo: una nuova scoperta fatta con mezzi più efficaci può cancellarne una precedente, ma tal procedimento di falsificazione è un successo perché permette di ottenere una conoscenza della natura sempre migliore.
Perciò, predicare l'impotenza della Scienza di fronte a fatti oggi inspiegabili, ma potenzialmente conoscibili, è un atteggiamento molto pericoloso, non meno di quello dei Neoatei stessi. Se si vuole veramente indagare i limiti della conoscenza scientifica è necessario seguire un'altra strada.