In ogni luogo e in ogni tempo, l'essere umano ha scavato in profondità alla ricerca del senso della vita, per scoprirne la verità e per connettersi alle origini.
Solo la nostra epoca "illuminata" ha scelto di non domandare più nulla riguardo gli abissi e si è dedicata all'aspetto materiale dell'umano. Il corpo da misurare, gli oggetti da consumare, la forza per comandare. Il corpo ridotto ad oggetto o usato come forza. Seduzione e pubblicità sono diventate tecniche di guerra, per conquistare e possedere. La religione è stata trasformata: da legame con il profondo a consolazione per gli sventurati. Si è dimenticata, questa cultura, che il profondo della vita è una più facile scoperta proprio per coloro che sopportano la miseria della vita: non la prendono per i fondelli; né la idolatrano. Sopportano, semplicemente. Si è illusa, questa cultura, che quando tutto ti va bene quello è il momento in cui ti senti potente, adulto, libero di dire qualsiasi cosa, anche la più perfida. E ti alleggerisci ripetendoti che, tanto, è solo materia quello di cui parli, nulla di importante: cose da ridere.
Povero fesso! Hai dimenticato che sei stato partorito nel sangue e nel dolore. Non ricordi che sei stato difeso con il sacrificio e il sudore. Ignori, ormai, che la violenza e il sacro sono due facce della stesa medaglia. Non comprendi che il male può essere combattuto non dalla brutalità ma dalla fiducia. E che si può avere fiducia, profondamente, solo in modo sacro. Lì giù, nelle profondità della vita, si rivelano cose di fronte alle quali occorre inchinarsi e togliersi i sandali: genuflettere. Ma tu non comprendi, "illuminato". I tuoi occhi non penetrano la realtà, la descrivono, la accarezzano, la consumano. E tu ridicolizzi tutto.
Ecco, siccome non capisce queste cose, la nostra cultura non capisce nemmeno che, se insulto le radici profonde della vita, è la morte colei alla quale consegno il mio futuro. Se colpisco violentemente - dissacrando le cose più sacre - è questo il momento in cui, con la mia violenza, genero solamente un'onda d'urto contraria e distruttiva.
L'esecuzione parigina esprime la simmetria della violenza: da un lato la dissacrazione - non omicida - ma denigratoria e dall'altra la punizione - non correttiva - ma vendicativa. Occhio per occhio. Tu schermisci la mia debolezza (visto che credi che sono un deficiente) e io ti dimostro che quella fede è la mia forza assoluta (ed emetto una sentenza assoluta su di te - giustiziato - e su di me - giustiziere imperituro).
Ecco il volto simmetrico della violenza: violenza della parola e violenza fisica. Se nella storia umana abbia ucciso più la parola che la spada è una questione di lana caprina: l'uomo è parola fatta carne. Sarà una favola ma a me sembra sempre più vero che il Signore disse e le cose furono create: parola fatta materia. Chi vive e opprime con la parola, muore soppraffatto dalla materia. E viceversa.
Solo il Verbo fatto Carne ci ha consegnato l'equilibrio della forma: Egli non ha denigrato la debolezza e non ha ucciso la superbia.
Je suis Jesus