Chi ama il padre o la madre più di me …. (Matteo 10, 37)
Francesco fu il figlio primogenito del signore di Boisy, nobile di antica famiglia savoiarda. Il padre, che voleva per lui una carriera giuridica, lo mandò all'Università di Padova, dove Francesco si laureò. Ma in quegli anni visse una profonda inquietudine spirituale che lo portò ad abbandonare la strada desiderata da suo padre per divenire sacerdote.
Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. (Matteo 10, 27)
Fu così ordinato il 18 dicembre 1593 e inviato nella regione del Chiablese che era dominata dalla fede calvinista. Qui si dedicò soprattutto alla predicazione, prediligendo il metodo del dialogo.
Visti gli scarsi frutti ottenuti dal pulpito, si diede alla pubblicazione di fogli volanti, che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri, meritandosi per questa originale attività pubblicitaria il titolo di santo patrono dei giornalisti e di quanti diffondono il cristianesimo servendosi dei mezzi di comunicazione sociale.
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria? E si scandalizzavano di lui. (Marco 6, 3)
Divenne, successivamente, vescovo di Ginevra. La sua costante preoccupazione fu quella di presentare un modello di vita cristiano alla portata anche delle persone comuni, immerse nel dedalo della vita quotidiana.
In modo profetico comprese e stimolò il ruolo attivo dei laici nella Chiesa anticipando di secoli le indicazioni del Concilio Vaticano II.
“La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa …”
“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. (Matteo 10,10)
I suoi insegnamenti erano “inzuppati” di comprensione e di dolcezza. Desiderava manifestare a tutti la misericordia del Padre tanto che una delle sue più celebri affermazioni al riguardo fu: “Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”.
Fu stimatissimo come direttore spirituale e accoglieva tutti allo stesso modo: il ricco e il povero, il santo e il peccatore. Fu direttore spirituale di San Vincenzo de' Paoli. Santa Giovanna Francesca Frèmiot, vedova del barone de Chantal, con la quale iniziò una corrispondenza epistolare e una profonda amicizia che sfociarono nella fondazione dell'Ordine della Visitazione.
“Per questo parlo loro in parabole” (Matteo 13,13)
In particolare scrisse per loro molte opere la più nota delle quali è la Filotea dove tratteggiò attraverso immagini semplici ed efficaci la dignità di ogni credente nella vita ecclesiale: “Qualunque genere di pietra preziosa, immersa nel miele diventa più splendente, ognuna secondo il proprio colore; lo stesso avviene per i cristiani: tutti diventano più cordiali e simpatici nella propria vocazione se le affiancano la devozione: la cura per la famiglia diventa serena, più sincero l’amore tra marito e moglie, più fedele il servizio del principe e tutte le occupazioni più dolci e piacevoli”.
“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Matteo 11, 28)
Infine un collegamento con Don Bosco. Tanti motivi spinsero il Santo di Valdocco a scegliere San Francesco di Sales come patrono della sua Congregazione.
In particolare Don Bosco intuì che la dolcezza e la mansuetudine, praticate in modo eroico dal vescovo di Ginevra, erano gli strumenti indispensabili per accompagnare la crescita di un ragazzo e di una ragazza.
Tutti, a questo proposito, conoscono la splendida sentenza di San Francesco di Sales: “Si prendono più mosche con una punta di miele che con un barile d'aceto”.
Don Bosco visse e insegnò a vivere ai suoi salesiani questo insegnamento ideando il sistema preventivo.
(di don Enrico sdb)
Per i più volenterosi ecco un link dove trovare tante luminose e incoraggianti affermazioni del Santo Vescovo di Ginevra ( FRASI )