Entrando, subito si notava una schiera di alberelli di Natale che circondavano tutto il lungo corridoio della Casa Salesiana. Piccolini e luminosi come i sorrisi dei bimbi quando vincevano un premio alla tombolata in oratorio. Bimbi sorpresi dai ‘ricchi’ premi messi in palio, o almeno così appaiono ai loro occhi. Sorpresi soprattutto dall’entusiasmo degli animatori, ragazzi poco più grandi, che animavano i giochi in questo periodo natalizio. Sono state molte le sorprese sotto l’albero che la Casa Salesiana ha ricevuto in questo periodo…
La prima sorpresa, e forse anche la più bella, è arrivata pochi giorni prima del Natale quando una telefonata confermava l’arrivo imminente di una giovane famiglia in fuga dall’Afghanistan: padre, madre, due figli piccoli (uno di un mese) e due nonni. Per molti è stato immediato il collegamento con la famiglia di Nazareth, anch’essa migrante in fuga. E allora corri a fare posto a questa famiglia-regalo arrivata in Casa. È partita una maratona di generosità che ha rivelato il buon cuore di tanta gente di Macerata: ognuno voleva essere utile “Io li posso accompagnare per le visite mediche”; “Io li aiuto con i documenti”; “Io posso portare dei giocattoli per i bimbi”; “Io posso …”. Un pranzo di Natale veramente speciale: tanti sorrisi e risate, pochi discorsi per via di un inglese stentato da parte di entrambe le parti. Ma forse è meglio così! A volte la semplicità di alcuni gesti è più eloquente di tanti discorsi.
La notte della Vigilia mi ha sorpreso vedere gente lasciare i cenoni per venire un’ora prima della messa per timore di non trovare posto. Finita la celebrazione, la festa è continuata giù in cortile, grazie anche ad un tempo clemente che ha risparmiato il gelo per quelli come me non abituati. Mentre un coro di giovani animava la notte, proseguivano gli scambi di auguri e regali. Vedevo una grande famiglia in festa sotto un unico Albero.
Nei primi mesi dell’anno la sorpresa è stata vedere la resilienza di tanti giovani animatori e capi scout non darsi per vinti per via delle limitazioni dovute alla pandemia. Nonostante il campo invernale fosse saltato, non si sono scoraggiati! Hanno trasformato la Casa Salesiana in un grande campo: laboratorio di creatività e relazioni. Di quest’ultime ce n’è sempre più bisogno in questa lunga pandemia di relazioni che da tempo raffredda gli animi. Isolamento e sofferenza che dilagano e di cui ancora non hanno inventato tamponi in grado di monitorare il fenomeno. Spazi di incontro e di relazione diventano allora vitali per molti giovani e le loro famiglie, a loro volta provate. Anche se non possono darlo troppo a vedere perché “un adulto deve essere sempre forte e non chiedere mai aiuto”, così alcuni pensano…
In tutto questo vedo lo sguardo di un Bambinello che sta lì ed osserva tutto questo movimento, sorride e nella sua semplicità ricorda che non c’è da vergognarsi nel trovarsi nudi e bisognosi di cura. Anche il Figlio del Re chiede di essere accolto.
(don Vittorio Cunsolo sdb)