2° Giorno - RAGIONE, RELIGIONE E AMOREVOLEZZA
Se chiedessimo a Don Bosco: “Don ma come facevi crescere i tuoi ragazzi a Valdocco?”, egli ci avrebbe risposto: “Ho cercato di farli crescere come mia madre, Margherita, faceva con noi in famiglia!”.
Come vedete la riflessione di don Bosco sul come educare i suoi figli non ha il carattere prettamente rigoroso della speculazione di un pedagogista ma assomiglia maggiormente a quella di un padre che sa essere autorevolmente maestro e, allo stesso tempo, presenza amica.
In questa visione trova terreno fertile il suo Sistema Preventivo:
- RAGIONE, come coinvolgimento e dialogo con il giovane nel maturare insieme un cammino di crescita integrale;
- RELIGIONE, senso di Dio animato da pietà e carità semplice e genuina;
- AMOREVOLEZZA, presenza che fa sentire di essere amati.
Ma perché don Bosco fa dell’educazione una questione di ragione, religione e amorevolezza? Perché il desiderio che i suoi giovani siano SANI, SAPIENTI e SANTI è accompagnato dall’intima persuasione che: “L’educazione è cosa del cuore, e che solo Dio ne è il Padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne da in mano le chiavi”.
Si comprende, allora, come l’azione dell’educatore salesiano debba sempre mirare a vivere un connubio entusiasmante: EVANGELIZZARE EDUCANDO e EDUCARE EVANGELIZZANDO.
Dar vita ad un “Buon cristiano e onesto cittadino” è dunque il fine dell’intenzione educativa salesiana che nel tempo ha maturato l’intuizione di Don Bosco accostandogli l’importanza di: accogliere e vivere il Vangelo della gioia, avere fiducia nella vittoria del bene, maturare la capacità di coinvolgere molti nel fatto educativo, affidarsi alla presenza provvidente di Dio, promuovere la diffusione e il rispetto dei diritti umani.