Vediamo il loro sorriso quando arriviamo in Oratorio, li vediamo mentre studiano nel salone, mentre giocano in cortile con i bambini del DonBoscuola o mentre preparano la merenda per loro; li vediamo quando suonano a Messa, quando pregano con i Salesiani e con le famiglie; li vediamo parlare con gli adulti per confrontarsi o per curiosità; li vediamo in portineria ad accogliere o mentre spingono la carrozzina di Don Umberto; li vediamo fare la spesa al supermercato e li abbiamo visti portare la spesa agli anziani di Macerata durante il pesante lockdown dello scorso anno; li vediamo sempre impegnati in qualche attività e soprattutto nel servizio ai più giovani. Ma chi sono?
Sono otto ragazzi tra i 19 e 25 anni che vivono nella Casa salesiana di Macerata. Sono giovani che hanno scelto di lasciare per un periodo variabile da uno a tre anni la loro casa per fare un’esperienza di vita particolare, comunitaria, fraterna, forse sconosciuta ai più.
Loro vanno all’Università e non perdono tempo, vivono insieme: hanno delle camerette, hanno una cucina comune, studiano in Oratorio, pregano con i Salesiani durante la giornata, fanno sport e soprattutto crescono come uomini e donne attenti alle necessità dei ragazzi più piccoli. Fanno servizio.
Forse qualcuno avrà già sentito parlare di Casa Pinardi: loro ne sono i protagonisti. Ispirati dall’esperienza che Don Bosco sperimentò spontaneamente a Valdocco, sotto la tettoia offerta dal Sig. Pinardi, dove creò un Oratorio che prima di tutto fu una casa che accoglieva alcuni giovani bisognosi, ma la maggior parte anche volenterosi, che vivevano con lui e con mamma Margherita. La nostra Casa Pinardi ricorda molto quella esperienza fondativa di Don Bosco e di fatto rappresenta il nucleo identitario dell'attuale offerta educativa salesiana a Macerata. La nostra Casa vuole essere sempre di più una casa che accoglie e questi otto ragazzi sono immersi in un percorso di vita comune, di vita spirituale e di servizio per i giovani dell’Oratorio. Il tutto vissuto in un’atmosfera di fraternità, di serenità e, perché no, spesso anche di divertimento! Ecco perché questa esperienza è aperta a tutti quei giovani che vogliono semplicemente crescere bene e mettersi in gioco.
Abbiamo compreso il senso di questo Progetto, ma sentiamo la necessità di sgombrare il campo da qualche dubbio residuo, non siamo davanti ad una esperienza di casa famiglia. Le loro famiglie infatti ci sono, li seguono e li aspettano a casa. Non sono nemmeno un pre-noviziato religioso, nemmeno una residenza universitaria, né tantomeno un ostello della gioventù! Sono giovani del nostro Oratorio, provenienti dalle esperienze associative interne di Agesci e Compagnia del Savio che animano il cortile e l’Oratorio e le celebrazioni. Sono giovani che vengono anche da altri tipi di esperienze. Insomma sono giovani che comprendono l’importanza del crescere insieme. Vivono un’esperienza che noi adulti dovremmo curare, conoscere e sostenere per far sì che questa ricchezza diventi un dono per tutta la nostra Comunità Educativa. È anche attraverso di loro che possiamo riscoprire o, perché no, anche scoprire il senso della vita cristiana: essere dono per l’altro.
Don Bosco aveva una relazione intensa con Maria che nel suo percorso di vita ha imparato, specie negli anni giovanili trascorsi a Chieri, a pregare e invocare come Madonna delle Grazie, palestra di comprensione del dono di sé. Nel nostro ultimo incontro Adma siamo partiti da questa immagine per entrare nella comprensione del dono che i ragazzi di Casa Pinardi rappresentano per la nostra Comunità e nel modo in cui ognuno di noi può, con loro e per loro, giocarsi nella costruzione di un mondo all’altezza dei nostri sogni e dei sogni di Dio per noi.
Uno speciale ringraziamento quindi va a: Anna, Cristina, Elena, Gaia, Alessio, David, Michele, Saverio e a tutti i ragazzi che li hanno preceduti e a tutti quelli che si metteranno in gioco come loro in futuro. Con l’augurio che sempre più giovani possano desiderare di vivere un’esperienza così intensa e bella che li aiuterà a spostare la domanda fondamentale della vita dal “chi sono io” al “per chi sono io!”.
(Riflessione gruppo Adma - Macerata)