Come siamo sopravvissuti a Cracovia 2016?
di Francesco Cona, Cesare Micozzi e Giacomo Pieroni
Per tutti coloro che stanno già preparando le valigie per Panama 2019 e per quanti desiderino esplorare l’amena terra polacca, noi, reduci di questa Giornata Mondiale della Gioventù, in attesa di una più dettagliata (e più seria) cronaca della nostra avventura, vogliamo offrirvi un “Vademecum del pellegrino”, affinché, attraverso il racconto di aneddoti e curiosità che abbiamo vissuto in prima persona, possiate prepararvi al meglio a ciò che vi aspetterà!
Cap. 1 – Il viaggio
Il viaggio è, potremmo dire, l’essenza stessa del pellegrinaggio e dal momento che noi non vogliamo accontentarci della “divano-felicità”, abbiamo scelto di intraprenderlo nel modo più scomodo possibile: ben 25 ore di pullman! E se anche voi sceglierete questo mezzo di trasporto, preparatevi anche a un’estenuante caccia ai “bollini”, creature mitologiche, figlie della dea Burocrazia, indispensabili per attraversare le frontiere una dopo l’altra, ma più introvabili di Mewtwo in Pokemon Go.
Cap. 2 – Il cibo
Arrivati finalmente a destinazione, con ingenua fiducia nella cucina polacca, ci siamo avviati a ricevere il nostro pasto e in cambio dei buoni da 20 zloty, abbiamo ricevuto una misteriosa scatoletta di polistirolo che conteneva… sbobba. Sbòbba (sbob - ba): s. f. [. voce di origine onomatopeica] = pietanza dalla dubbia consistenza e dal sapore poco invitante, a base di carote, cipolle, rape, patate e tutto quanto le fertili lande dell’Est europeo possano offrire.
Non disperate. Negli stand in giro per la città, potete trovare anche hot dog, hamburger eccetera. Noi abbiamo persino mangiato un delizioso Kinder Bueno, che non possiamo descrivere se non citando il commento di don Flaviano: «Questo Kinder Bueno… SPICCA!».
Avviso Importante: in una settimana abbiamo bevuto solo acqua frizzante (= woda gazowana), che, a quanto pare, è molto più diffusa e gradita della sua variante senza bollicine, a tal punto che in polacco non esiste una parola che traduca “liscia” o “naturale”, ma si parla solo di acqua “non-frizzante” (= woda niegazowana).
Cap. 3 – I bagni
Se il vostro metabolismo riesce a mantenersi regolare anche in situazioni come questa, potrete usufruire dei confortevoli bagni chimici “Toi Toi”, nei quali abbiamo avuto la fortuna di ammirare il segno di migliaia di pellegrini passati prima di noi. Non è detto, però, che ciò che entra, riesca poi ad uscire così facilmente, perciò, armatevi dei mezzi necessari per liberarvi del vostro peso. In ogni caso, nostre inseparabili compagne sono state le salviettine umidificate, utili per prevenire i temuti sintomi della rinomata patologia da “culetto secco”.
Cap. 4 – Il tempo
3Bmeteo, ilmeteo.it, Aeronautica Militare, cartomanzia, divinazione… chi più ne ha più ne metta: quando si tratta delle previsioni del tempo in Polonia, anche l’onniscienza del Padre Eterno falla. Cambiamenti repentini da un sole che spaccava le pietre ad una battente pioggia come non se ne registravano dai tempi di Noè hanno messo a dura prova i nostri nervi. Il segreto? Rubare gli zuccherini a colazione, che serviranno per scongiurare eventuali cali di pressione e non uscire mai senza lo sgargiante poncho del kit.
Cap. 5 – I mezzi di trasporto
Primo mezzo di trasporto del buon pellegrino sono i piedi, per cui portatevi due paia di comode scarpe da tennis, uno già addosso, l’altro di riserva, nel caso il primo si inzuppi (vedi cap. precedente). Del bus abbiamo già parlato nel cap. 1, quindi non ci resta che passare al caro TRAM. Scelta privilegiata da ogni partecipante della GMG, non c’era volta in cui non traboccasse di persone da ogni finestrino, ma, una volta riusciti a farsi strada tra quella massa di gente, si rivelava un mezzo rapido, pratico e, perché no, un’occasione per stringere amicizia e cantare a squarcia gola con tutta quella gente di ogni parte del globo che condivideva con te i pochi metri quadri del vagone.
Cap. 6 – Conclusione
Fuor di battuta, è stata un’esperienza unica e, al di là dei tanti disagi che ci hanno fatto venir nostalgia di una fumante pizza margherita o della candida ceramica del water di casa, non possiamo non dire con fierezza che ne sia valsa la pena, perché abbiamo sperimentato la bellezza di stare insieme e di avere qualcuno col quale condividere le sofferenze e, soprattutto, le gioie di questa meravigliosa avventura!